Centro Hòdo
 
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Hōdo-inkyojo è l'eremo in cui vive e pratica il monaco zen Pino Doden Palumbo, discepolo della Maestra Simone Jiko Wolf

Lo Zen
Lo Zen nasce dall'esperienza del Buddha Shakyamuni, che più di 2500 anni fa, seduto nella postura di Zazen, ha realizzato il completo risveglio praticando la concentrazione, la vigilanza e la consapevolezza. Lo Zen proviene da una linea di trasmissione continua ed è giunto fino a noi attraverso la trasmissione della postura di Zazen, direttamente nel silenzio e nell'immobilità, al di là delle parole, dei testi, della comprensione intellettuale e dei sentimenti individuali. " I shin den shin" da spirito a spirito, così il buddha Shakyamuni lo trasmise a Mahakashyapa, semplicemente girando un fiore tra le dita e scambiando con lui un sorriso. Così, dopo un millennio, Bodhidharma (VI sec) lo introdusse in Cina. Così, dopo 700 anni, Dogen Zenji (1200-1253) lo trasmise in Giappone. E così, dopo altri 700 anni, il Maestro Taisen Deshimaru (1914-1982) ne ha trapiantato il seme in Europa, dove giunse nel 1967 e dove ha fondato nel 1979 l'Associazione Zen Internazionale ed il Tempio de "La Gendronnière" (presso Blois)  

I Maestri

Kodo Sawaki, soprannominato "Kodo senza dimora" ha donato allo zen un impulso nuovo, portandolo fuori dai templi, ormai ibernati nel formalismo. Era seguito da molti discepoli sia monaci che laici. Capito che la pratica di zazen era praticamente sparita nello zen giapponese, ritiratosi dapprima in un eremitaggio abbandonato, dove passava il tempo studiando lo "Shobogenzo" del Maestro Dogen portò poi il suo insegnamento in tutto il Giappone, dalle grandi città ai borghi dei pescatori, dalle università alle prigioni.
Taisen Deshimaru, arrivato a Parigi nel 1967 per portarvi lo zen della tradizione Soto, ha fatto conoscere ed ha diffuso la pratica dello zen in tutta Europa, formando numerosi discepoli e fondando luoghi di pratica. Deceduto il 30 aprile 1982, ha lasciato ai suoi successori l'essenza del suo insegnamento e la missione di trasmettere a loro volta la Via dello Zen.
Roland Yuno Rech, ha praticato lo zen con il maestro Deshimaru dal 1972 e da lui ha ricevuto l'ordinazione nel 1974. Ha aiutato la sua missione coordinando l'attività dei Dojo e dell'AZI (Associazione Zen Internazionale) e nel 1984 ha ricevuto la trasmissione del Dharma da Niwa Zenji. Insegna la pratica dello zen dal 1976 dirigendo Sesshin e dal 1997 al Tempio Gyobutsuji di Nizza.
​Simone Jiko Wolf, 
É stata ordinata monaca dal Maestro Taison Deshimaru. Ha ricevuto la Trasmissione del Dharma dl Maestro giapponese Yuko Okamoto nel 2004. Ha fondato nel 1982 il Centro Zen a La Chaux de Fonds, in Svizzera. É attualmente Badessa del Tempio Kosetsu-ji da lei fondato nel 2009, dove vive ed insegna.

La Pratica nell'Eremo

Gyoji significa la continuazione della pratica. Ripetere senza scopo, senza fine e seguire l'"ordine cosmico", come il sole 
che illumina la terra senza domandare niente in cambio. 
L'azione forte che non dipende né da sé ne dagli altri realizza la Via del Buddha, anche se questa consiste nel ripetere i compiti più semplici della vita quotidiana, come tagliare verdure o pulire gabinetti. Questa ripetizione influenza il corpo e tutte le funzioni cerebrali e pur modesta che sia lascia un'impronta profonda.
Il Gyoji ad Hōdo-inkyojo consiste nella pratica ripetuta di Zazen (meditazione seduta) Kin-Hin (meditazione camminata) Samu (lavoro consapevole) e Studio.

Lo Zazen
è la postura del risveglio, che si è trasmessa dal Buddha Shakyamuni ai giorni nostri. Seduti con le gambe incrociate, la schiena dritta, la respirazione calma, corpo e spirito unificati, senza scopo di profitto. Volgendo lo sguardo verso l'interno, ciascuno supera naturalmente i limiti dell'egoismo e fa direttamente l'esperienza del risveglio alla propria vera natura. A tal proposito dice il Maestro Nyojo (XIII sec): " Le persone della Via non dimenticano mai che il corpo della Via è Zazen. Zazen è semplicemente sedersi, aprire completamente il cuore e lo spirito, concentrarsi solo sulla verità e lasciar cadere le abitudini del Karma." 
Il Kin-Hin
"Kin-Hin è avanzare come la tigre nella foresta o il drago nel mare" (M°Deshimaru). Kin-Hin è una marcia ritmata dalla respirazione, che si pratica tra due tempi di Zazen. La sua pratica ripetuta insieme alla pratica di Zazen influenza il comportamento quotidiano e permette di acquisire un equilibrio che si conserva in tutte le attività della vita.
Il Samu
è il lavoro svolto con la stessa concentrazione di Zazen. Tutti i Maestri della trasmissione e in particolare il Maestro Hyakujo (720-814) hanno insistito sull'importanza del Samu;  ancora in età avanzata, aveva l'abitudine di di lavorare nei campi con i suoi discepoli. Un giorno, questi nascosero i suoi attrezzi, pensando che dovesse piuttosto riguardarsi. In quell'occasione Hyakujo dichiarò : "un giorno senza lavorare, un giorno senza mangiare" e smise di mangiare finché non gli resero gli attrezzi.
Il lavoro è percepito nello Zen come qualcosa di molto prezioso perché permette di praticare la Via nell'azione.
Ad Hōdo-inkyojo  il lavoro quotidiano consiste nelle seguenti attività
  • la pulizia e manutenzione della casa - "Sei"(purezza) è uno dei quattro principi della cerimonia del tè, direttamente legato a "Kei" (rispetto). Se si ama e si rispetta qualcosa la si cura e la si mantiene pura e facendo questo si pulisce anche il proprio cuore-mente.
  • il lavoro sui campi di olivi - L'olivo è uno degli alberi è uno degli alberi più caratteristici dell'ambiente mediterraneo e l'olio d'oliva è uno dei prodotti più antichi ed importanti della cultura di questo bacino. secondo la leggenda tutti gli olivi ateniesi erano nati dal primo albero fatto spuntare sull'Acropoli dalla dea Athena durante la contesa con il dio Poseidone per ottenere il predominio sulla città. Chiunque avesse abbattuto uno degli olivi sacri sarebbe stato condannato a morte o più tardi all'esilio e alla confisca dei beni. La coltivazione dell'olivo possono essere praticate solamente all'interno di una società stabile, dotata di un'organizzazione politica ed economica piuttosto evoluta e complessa; infatti richiede conoscenze botaniche e pratiche agricole abbastanza sofisticate e tecniche di lavorazione specialistiche. In un campo di olivi si percepisce immediatamente la stratificazione secolare del lavoro umano, soprattutto in terreni impervi, come quelli del Centro Hòdo.  La presenza di muri a secco per i terrazzamenti, di una vecchia cisterna, di un piccolo edificio in parte scavato nella roccia e gli alberi che portano in sé i  segni della storia danno a chi li restaura e li pulisce dai rovi  la consapevolezza di una continuità fatta di rispetto e di amore. 
  • la cura del giardino - è un modo per entrare in sintonia con L'Ordine Cosmico, perché il giardino è un autentico specchio dell'Universo ed è il frutto dell'amore dell'uomo per il paesaggio naturale.  Le parole di Katsuo Saito (1893-1989) uno dei massimi custodi di quest'arte spiegano in modo chiaro il senso profondo di questo tipo di cura: " gli utensili del tè, più sono usati, più acquisiscono valore. Questo stesso concetto è valido per i vecchi Giardini del tè. Questi più sono profondi nella qualità di Sabi (antichità, sobrietà, fascino della solitudine) più sono raffinati. Ci vuole tanto lavoro di manutenzione prima che i giardini maturino la loro sobrietà. Se il giardino invecchia senza cura, gli alberi inselvatichiscono e tutto cade in rovina...vengono facilmente confusi questi due stati : cadere in rovina e sobrietà. Spesso si crede che si possa lasciare un giardino al suo corso naturale , senza interventi...lasciar crescere e morire spontaneamente i rami sugli alberi...è un fenomeno naturale, come lo è l'accumulo di sporcizia sul nostro corpo. Questo, però, è solo un aspetto dell'essere naturale. Ne esiste un altro: la nostra volontà istintiva per la purezza. Ci vogliono tutt'e due questi aspetti per la perfezione della natura...da qui inizia il lavoro di manutenzione. In altre parole, la manutenzione del giardino è la combinazione e l'equilibrio tra l'azione spontanea della natura verso il caos e l'azione istintiva dell'Uomo in cerca di bellezza."
  • la preparazione dei pasti -  "fin dall'antichità, nelle comunità che praticano la Via del Buddha, sono stati istituiti sei incarichi per dirigere gli affari del tempio, tra questi vi è il Tenzo, responsabile della preparazione dei pasti per la comunità".  Il Maestro Dogen scrive "maneggiate anche una singola foglia di verdura in modo tale che manifesti il corpo del Buddha. Ciò a sua volta permette al Buddha di manifestarsi attraverso la foglia. E' un potere che non potete comprendere con la mente razionale. Opera liberamente, secondo la situazione, in modo naturalissimo. Allo stesso modo tale potere agisce nella nostra vita per purificare e stabilizzare le attività ed è vantaggioso per tutte le cose viventi." Alla luce di questi insegnamenti al Centro Hòdo, la preparazione dei pasti viene considerata una delle pratiche che consentono di prendere coscienza dell'interdipendenza di tutti i fenomeni. Il cibo nasce dall'accostamento di più ingredienti, compreso l'amore con cui viene preparato. Entrare in relazione con ogni singolo chicco di riso,con ogni singola foglia, significa entrare in relazione con il lavoro di chi l'ha prodotto e con il territorio in cui è stato prodotto. E' per questo che si può affermare che in un solo chicco di riso c'è l'intero Universo. La filosofia del Centro Hòdo è quella di produrre, per quanto possibile, il cibo che viene consumato o comunque di privilegiare il cibo prodotto nel territorio limitrofo con metodi "consapevoli" entrando a far parte delle trame sottili che ci legano al nostro intorno in un rapporto di solidale condivisione.
Lo Studio
non viene inteso come la semplice acquisizione di conoscenze, ma nasce dalla concentrata osservazione della realtà. Innanzitutto si studia "se stessi"; si studiano poi tutti i gesti e le azioni con cui si porta a compimento il Gyoji.
Studiare e praticare le Cerimonie è il modo per entrare in armonia con gli altri, studiare i Sutra è interiorizzare la parola del Buddha Shakyamuni e dei Patriarchi, rendendola attuale.
Nell' Eremo trova, inoltre posto lo studio di tutte quelle discipline e arti sia orientali che occidentali che favoriscano lo sviluppo consapevole e armonioso dell'individuo nel rispetto dei Cinque Precetti (non uccidere, non rubare, non mentire, non tenere una condotta sessuale irresponsabile, non abusare di sostanze che alterino la lucidità mentale) e i Quattro Voti del Bodhisattva (salvare tutti gli esseri, estirpare tutte le brame, comprendere tutte le leggi, realizzare la via del Buddha)
 

La giornata nell'Eremo

           Sveglia                                                                                      h 6.20
           Zazen, seguito dalla recitazione dei Sutra                           h7.00
           Pasto del mattino                                                                     h8.30
           Samu                                                                                         h9.00-12.00
           Pasto                                                                                         h13.00
           Riposo                                                                                       h14.00-15.00
           Studio                                                                                        h15.30-18.30
           Zazen                                                                                         h19.00
           Pasto                                                                                         h 20.30
           Riposo notturno                                                                       h 23.00



 L'Ospitalità

Presso Hōdo-inkyojo (l'Eremo della Terra del Dharma)  può soggiornare chi ha già esperienza della "Pratica"
per uno o più giorni
immergendosi nell'atmosfera del luogo e del suo silenzio
trovando riposo e ristoro
nel suo percorso
di pellegrino, ricercatore o viandante


(per informazioni e prenotazioni contattare il Centro Hōdo
)
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