PADRE ERNESTO BALDUCCI nato poverissimo in Maremma, a Santa Fiora il 6 agosto del 1922, figlio di un minatore, fin dai primi anni di sacerdozio fu mosso da un intenso desiderio di riforma della Chiesa e assunse spesso posizioni contrarie al pensiero dominante all'interno del mondo cattolico.
Il suo messagio di fratellanza, convivenza, integrazione e accoglienza precorreva i tempi e all'epoca gran parte della gerarchia ecclesiastica gli fu apertamente ostile, ma il suo messaggio scavò una breccia che di li a poco sarebbe stata percorsa con altrettanto clamore anche da don Lorenzo Milani.
Prima che un banale incidente di auto lo portasse via il 25 aprile 1992, il suo "esilio" alla Badia Fiesolana- un convento alle porte di Firenze- era diventato uno straordinario luogo di ritrovo e riflessione per una comunità che univa cattolici e non cattolici, credenti e non credenti. Padre Balducci, coscienza inquieta e rivoluzionaria della Chiesa, era stato confinato lì nel 1965, dopo aver subito l'ultimo grande processo intentato dal Sant'Uffizio prima della riforma voluta da Paolo VI. Era stato punito con l'allontanamento da Firenze per la sua apertura, considerata eccessiva, e per la sua vicinanza alle lotte della classe operaia, com'era anche accaduto a David Maria Turoldo. Per entrambi e per tante altre grandi figure della Chiesa dell'epoca vivere il Vangelo significava contaminarsi e superare la stagione del cristianesimo intimista.
Il suo messagio di fratellanza, convivenza, integrazione e accoglienza precorreva i tempi e all'epoca gran parte della gerarchia ecclesiastica gli fu apertamente ostile, ma il suo messaggio scavò una breccia che di li a poco sarebbe stata percorsa con altrettanto clamore anche da don Lorenzo Milani.
Prima che un banale incidente di auto lo portasse via il 25 aprile 1992, il suo "esilio" alla Badia Fiesolana- un convento alle porte di Firenze- era diventato uno straordinario luogo di ritrovo e riflessione per una comunità che univa cattolici e non cattolici, credenti e non credenti. Padre Balducci, coscienza inquieta e rivoluzionaria della Chiesa, era stato confinato lì nel 1965, dopo aver subito l'ultimo grande processo intentato dal Sant'Uffizio prima della riforma voluta da Paolo VI. Era stato punito con l'allontanamento da Firenze per la sua apertura, considerata eccessiva, e per la sua vicinanza alle lotte della classe operaia, com'era anche accaduto a David Maria Turoldo. Per entrambi e per tante altre grandi figure della Chiesa dell'epoca vivere il Vangelo significava contaminarsi e superare la stagione del cristianesimo intimista.